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Anche per questo non utilizza le proporzioni in senso classico, ma le rivede in relazione al rapporto con l'ambiente?
«Certamente. Io e miei collaboratori facciamo sempre molti sforzi per riuscire a far aprire i nostri edifici all'esterno, verso l'ambiente. Sarebbe bello se le strutture riuscissero a essere il più possibile concentrate e rivolte verso il loro rapporto con la natura. Alcuni dei nostri edifici riescono in questo scopo. E siccome, come dicevo prima, è importante capire le modalità attraverso le quali le persone si sentono o meno a proprio agio all'interno degli spazi, bisogna sempre studiare bene come viene percepito il collegamento con l'esterno, il feeling con il quale si riesce a interagire con l'ambiente circostante».
Ma questo vuol dire che la sua progettazione viene molto influenzata da quello che sarà l'utilizzo ultimo dello spazio?
«Non direi. Preferiamo non pensare troppo alla "funzione finale" degli ambienti, quando progettiamo. Cerchiamo di concentrarci su ciò che un luogo o uno spazio "sente" o potrebbe sentire, e quindi su quali tipo di cose potrebbero avvenire in esso, compatibilmente
con i desideri e i sogni dei nostri clienti. In termini più semplici, cerchiamo di creare possibilità, scelte».
Lei parla quasi sempre al plurale. Ha un rapporto molto stretto con i suoi collaboratori?
«Sì, mi piace lavorare in équipe, e con il mio socio dello studio SANAA, Ryue Nishizawa, portiamo avanti una collaborazione stretta e proficua da ormai molti anni».
Se non avesse fatto l'architetto, cosa sarebbe diventata Kazujo Sejima?
«Quando ero veramente molto giovane avevo una grande passione per il mondo della moda, del fashion designer, e quindi chissà, avrei potuto rivolgermi a questa attività. Ma l'architettura, che quando ho iniziato gli studi in Giappone era ancora considerata una branca molto tecnica dell'ingegneria, mi ha sempre affascinata».
Vi è un momento, all'interno del processo creativo architettonico, che predilige?
«Sì, il momento più bello è quando l'edificio è appena terminato; è un momento come di sospensione, perché si comincia ad avere un'idea dello spazio. Ma è tutto in divenire. La vita, quella vera, deve ancora iniziare».
Ci sarà nella sua vita una zona d'ombra, un qualsiasi vizio…
«Basta osservarmi per capirlo. Il mio vizio, le sigarette; ne fumo una quantità veramente esagerata».